Zone 2: definizione, adattamenti e applicazione nel ciclismo professionistico

Basato sullo studio pubblicato su International Journal of Sports Physiology and Performance (2025)Zone 2: definizione, adattamenti e applicazione nel ciclismo professionistico 1

Cos’è l’allenamento in Zona 2?

La Zona 2 è un’intensità di allenamento sub-lattacida, cioè immediatamente al di sotto della prima soglia lattacida (LT1) o della soglia ventilatoria (VT1). È considerata una delle zone fondamentali nell’allenamento di resistenza.

I valori tipici di riferimento per la Zona 2 sono:

  • Lattato: circa 1-2 mmol/L
  • Frequenza cardiaca: 70-80% della FC max o 80-90% della FC a LT1
  • Potenza: 75-80% della potenza critica (Critical Power)
  • RPE (scala Borg 6–20): circa 10

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Figura 1 — Allineamento tra il modello a 3 zone (A), ottenuto tramite test di laboratorio, e il modello a 5 zone (B) comunemente utilizzato nella pratica dell’allenamento. Zone aggiuntive possono essere identificate a intensità supramassimali (cioè superiori al VO<sub>2</sub>max). Riadattato con autorizzazione da Seiler. HR<sub>max</sub> indica la frequenza cardiaca massima; LT, soglia lattacida; VT, soglia ventilatoria; VO<sub>2</sub>max, massimo consumo di ossigeno.
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Figura 1 — Allineamento tra il modello a 3 zone (A), ottenuto tramite test di laboratorio, e il modello a 5 zone (B) comunemente utilizzato nella pratica dell’allenamento. Zone aggiuntive possono essere identificate a intensità supramassimali (cioè superiori al VO2max). Riadattato con autorizzazione da Seiler. HRmax indica la frequenza cardiaca massima; LT, soglia lattacida; VT, soglia ventilatoria; VO2max, massimo consumo di ossigeno.

Questa zona si colloca tra l’intensità “facile” della zona 1 e la “comfortably hard” della zona 3, spesso utilizzando modelli a 5 o 7 zone sovrapposti a quello classico a 3 zone (zone delimitate da LT1 e LT2).

Confronto tra Zona 2, LT1 e soglia anaerobica (LT2)

Nel modello a 3 zone, la Zona 2 si estende dalla fine della zona 1 (LT1) fino alla soglia anaerobica (LT2), ma nello studio esaminato, gli esperti concordano che per ottenere i benefici desiderati, l’intensità ottimale sia subito sotto LT1.

La Critical Power, che rappresenta un’intensità sostenibile per circa 30-60 minuti, è nettamente superiore a quella della zona 2. La potenza in zona 2 corrisponde tipicamente al 75–80% della CP.

Zona 2 e potenza critica: un esempio pratico

Un modo utile per quantificare la Zona 2 in termini di potenza è riferirsi alla Critical Power (CP), ovvero la potenza media massima sostenibile per circa 30–60 minuti, spesso sovrapponibile alla soglia anaerobica (LT2). Secondo il consenso tra esperti, la Zona 2 si colloca tra il 75% e l’80% della CP, un’intensità che consente di stimolare adattamenti aerobici profondi restando sotto LT1.

Per esempio, un ciclista professionista con una CP di 400 watt si allenerà in Zona 2 mantenendo una potenza tra 300 e 320 watt. In questo range, si osservano:

  • Lattato stabile attorno a 1–2 mmol/L
  • Frequenza cardiaca: 70–80% della massima, o 80–90% della FC a LT1
  • RPE (scala Borg 6–20): circa 10

È importante ricordare che, soprattutto in sessioni lunghe (>2 ore), fattori come disidratazione o glicogeno basso possono causare un drift cardiaco: in questi casi è consigliabile regolare la potenza in modo da rimanere nei parametri fisiologici della zona.

Adattamenti fisiologici attesi

L’allenamento in Zona 2 stimola una serie di adattamenti centrali e periferici:

  • Aumento della capillarizzazione muscolare
  • Maggior presenza di enzimi mitocondriali nelle fibre di tipo I
  • Efficienza metabolica migliorata (più grassi usati a parità di potenza)
  • Compressione tra LT1 e LT2 → soglie più alte a parità di fatica
  • Resilienza cognitiva e capacità mentale di sostenere lunghe sessioni monotone

Modalità di allenamento in Zona 2

Le strategie raccomandate sono tre:

  1. Sessioni continue: pedalate lunghe (>2 ore), mantenendo FC e RPE in zona
  2. Sessioni variabili: stessa durata ma con brevi periodi in zona 1 per rompere la monotonia (rapporto 5:1)
  3. Sessioni a intervalli: zona 2 usata per il recupero attivo tra intervalli ad alta intensità, o nella parte finale della seduta

Quanto tempo in Zona 2 per un professionista?

Un ciclista professionista si allena tra 900 e 1100 ore l’anno. Secondo i dati riportati dallo studio e da altri lavori (es. Seiler 2010), la distribuzione dell’intensità è generalmente polarizzata:

Zona % del tempo Ore annue (su 1000)
Zona 1 (molto bassa) 25–35% 250–350 h
Zona 2 40–55% 400–550 h
Zone 3–5 (moderata/alta) 10–20% 100–200 h

Quindi è evidente che la zona 2 rappresenta il cuore dell’allenamento di endurance di un élite. Non è solo una zona “facile”: è il motore metabolico della performance.


Fonti principali: IJSPP 2025 – Zone 2 Training, a cura di Sebastian Sitko, Xabier Artetxe, Martin Bonnevie-Svendsen, Miguel Ángel Galán-Rioja, Gabriele Gallo, Frédéric Grappe, Peter Leo, Manuel Mateo, Iñigo Mujika, Dajo Sanders, Stephen Seiler, Mikel Zabala, Pedro L. Valenzuela e Aitor Viribay.

 

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I dazi di Trump al 25% sull’Europa: analisi e strategie

Data: 4 aprile 2025 | Autore: Grok

Introduzione: l’allarme in Europa

Export dei vini Italiani negli USA
Export dei vini Italiani negli USA

Il 2 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’introduzione di dazi del 25% sulle merci europee dirette verso il mercato statunitense, una mossa che ha scatenato un’ondata di preoccupazione in tutta l’Unione Europea. Questa politica protezionistica, che si aggiunge a tariffe già applicate su Canada, Messico e Cina, mira a ridurre il deficit commerciale americano, ma rischia di innescare una guerra commerciale globale. Basandoci sui dati più recenti e sulle analisi economiche disponibili, esploriamo gli impatti di questa decisione, le possibili strategie di risposta dell’Europa e le conseguenze su inflazione, tassi di interesse e mercati azionari, sia in Europa che negli USA.

Gli impatti economici dei dazi: dati e proiezioni

Nel 2024, l’export europeo verso gli Stati Uniti ha raggiunto un valore di circa 576 miliardi di euro, secondo i dati Eurostat, con l’Italia che ha contribuito per 66,4 miliardi di euro (10,7% del totale nazionale). I settori più esposti includono l’automotive (40 miliardi di euro di export UE), l’agroalimentare (7,8 miliardi solo per l’Italia) e il farmaceutico. L’introduzione di dazi al 25% potrebbe ridurre l’export europeo verso gli USA del 6-7%, secondo stime di Oxford Economics, con Germania (-7,1%) e Italia (-6,6%) tra i paesi più colpiti.

Dato chiave: Prometeia stima che i dazi potrebbero costare all’Italia tra 4 e 7 miliardi di euro annui, con un impatto significativo su bevande (39% dell’export verso gli USA), automotive (30,7%) e farmaci (30,7%).

Questi numeri suggeriscono una contrazione della domanda americana per i prodotti europei, con margini di profitto ridotti per le imprese esportatrici e una possibile perdita di competitività. Inoltre, l’OCSE prevede che un aumento generalizzato delle barriere commerciali potrebbe ridurre il PIL globale dello 0,3% entro il 2027, con un impatto più marcato sugli USA (-0,7%) e sull’Eurozona (-0,6%).

Effetti inflattivi e sui tassi di interesse

In Europa: I dazi americani potrebbero avere un effetto indiretto sull’inflazione europea. Se l’UE rispondesse con controdazi (come annunciato dalla Commissione Europea), i prezzi dei beni importati dagli USA aumenterebbero, spingendo l’inflazione nell’Eurozona. Secondo l’OCSE, un’escalation tariffaria globale potrebbe incrementare l’inflazione di 0,4 punti percentuali annui nei primi tre anni. Tuttavia, la debole crescita economica europea (PIL previsto all’1% nel 2025) potrebbe attenuare queste pressioni, spingendo la BCE a mantenere una politica monetaria accomodante, con tassi potenzialmente tagliati di 25-50 punti base entro fine anno.

Negli USA: L’impatto inflattivo sarà più diretto. JPMorgan stima che i dazi al 25% potrebbero aggiungere il 2% all’indice dei prezzi al consumo (CPI), portando l’inflazione USA dal 2,5% (dato PCE 2024) a circa il 2,8-3% nel 2025. Questo scenario complicherebbe il lavoro della Federal Reserve, che potrebbe essere costretta a ritardare i tagli dei tassi (attualmente al 4,25-4,50%) o addirittura aumentarli di un punto percentuale, secondo l’OCSE, per contrastare le pressioni sui prezzi. Ciò aumenterebbe i costi di finanziamento per le imprese americane, con un possibile calo degli investimenti privati del 2%.

Nomura prevede che i dazi rallenteranno la crescita economica globale e aumenteranno l’inflazione, portando a tagli più rapidi dei tassi di interesse sia da parte della Federal Reserve statunitense che della Banca Centrale Europea. In particolare, si prevede che la BCE possa effettuare tagli dei tassi già ad aprile e giugno 2025, riducendo il tasso terminale al 2,00%.

Inoltre, l’aumento dei prezzi delle importazioni dovuto ai dazi potrebbe alimentare l’inflazione nell’area dell’euro, mentre la diminuzione delle esportazioni potrebbe rallentare la crescita economica, creando una situazione complessa per la politica monetaria europea.

Pro e contro: Per l’Europa, tassi bassi favorirebbero la ripresa, ma l’inflazione importata ridurrebbe il potere d’acquisto. Negli USA, tassi più alti potrebbero stabilizzare i prezzi, ma a costo di una crescita economica più lenta.

Reazioni dei Mercati Finanziari

L’annuncio dei dazi ha avuto ripercussioni immediate sui mercati finanziari globali. In Europa, l’indice pan-europeo STOXX ha registrato una flessione dell’1,8%, segnando una perdita settimanale del 5%, la peggiore degli ultimi tre anni. Le banche europee, particolarmente sensibili alle condizioni economiche, hanno subito perdite significative, con un calo dell’11% in due giorni, il più marcato dal marzo 2020.

Negli Stati Uniti, i principali indici azionari hanno subito cali drastici. Il Dow Jones Industrial Average è sceso di 1.200 punti (2,8%), l’S&P 500 ha perso il 3,2% e il Nasdaq ha registrato una flessione del 4,3%. Le azioni di aziende tecnologiche come Apple, Nvidia e Tesla hanno subito perdite significative, rispettivamente del 9%, 5% e 4%.

Vantaggi e svantaggi per gli USA: un gioco a somma zero?

Trump sostiene che i dazi genereranno “miliardi di dollari” per ridurre il deficit federale (1.800 miliardi di dollari nel 2024) e rilanciare l’industria americana. Le stime di Yale indicano che i dazi potrebbero raccogliere 280 miliardi di dollari annui, un aumento significativo rispetto ai 77 miliardi del 2024, ma insufficiente a coprire il deficit o i 450 miliardi necessari per rifinanziare i tagli fiscali del 2017. Inoltre, la reindustrializzazione potrebbe creare posti di lavoro (stimati 150.000 nel manifatturiero entro il 2026), ma a costi elevati per i consumatori: il reddito disponibile reale delle famiglie USA potrebbe calare di 1.600 dollari annui, secondo l’OCSE.

Critica: I dazi non risolvono gli squilibri strutturali dell’economia USA, come la dipendenza dalle filiere globali. Il rischio di ritorsioni (Canada ha già imposto dazi al 25% su 155 miliardi di merci USA) e l’isolamento commerciale potrebbero vanificare i benefici, portando a una recessione tecnica nel 2025, come previsto da JPMorgan.

Strategie per l’Europa: come attenuare l’impatto

  1. Controdazi mirati: L’UE potrebbe imporre tariffe su prodotti americani strategici (es. tech e agroalimentare), come fatto nel 2018 con Harley-Davidson e whiskey, per un valore di 26 miliardi di euro. La Commissione Europea ha promesso “massimo impatto” con una lista ben selezionata.
  2. Diversificazione dei mercati: Rafforzare gli accordi commerciali con Asia (es. Giappone, +13% export UE nel 2024) e Africa per compensare le perdite negli USA. L’Italia potrebbe puntare su Cina e India per vini e macchinari.
  3. Sostegno alle imprese: Fondi UE per l’export (es. NextGenerationEU) e incentivi alla rilocalizzazione produttiva nell’Eurozona potrebbero mitigare i costi, soprattutto per PMI italiane.
  4. Riduzione della dipendenza dal dollaro: Promuovere l’euro negli scambi internazionali, riducendo l’esposizione alle fluttuazioni del cambio euro-dollaro (attualmente a 1,05).
  5. Negoziazione: Cercare esenzioni settoriali con gli USA, sfruttando la leva geopolitica della NATO e la cooperazione su energia e difesa.

Queste strategie, se coordinate, potrebbero limitare l’impatto economico al 2-3% del PIL europeo, secondo Confindustria, evitando una spirale recessiva.

Conclusioni: un equilibrio precario

I dazi di Trump al 25% rappresentano una sfida senza precedenti per l’Europa, con rischi di inflazione, rallentamento economico e volatilità sui mercati. Tuttavia, una risposta strategica dell’UE potrebbe trasformare questa crisi in un’opportunità per rafforzare l’autonomia economica del continente. Negli USA, i benefici a breve termine potrebbero essere offuscati da costi strutturali e instabilità globale. In un mondo interconnesso, il protezionismo di Trump rischia di essere un gioco a somma zero, dove nessuno vince davvero.

Dazi USA al 25% sui vini: la strategia dell’AI Grok

Un aumento dei dazi al 25% sulle esportazioni di vini verso gli Stati Uniti rappresenta una sfida significativa per i produttori italiani. Con il costo delle bottiglie che sale, ad esempio da 10 a 12,50 dollari per gli importatori, il rischio è un calo della domanda. Ma quali strategie può adottare un’impresa vinicola per affrontare questa situazione? Ecco un’analisi pratica.

Export dei vini Italiani negli USA
Export dei vini Italiani negli USA

1. Analisi dell’impatto economico

Il primo passo è calcolare l’effetto dei dazi. Se una bottiglia aumenta di prezzo, bisogna capire quanto del costo extra può essere assorbito dall’azienda e quanto ricadrà sui consumatori. La domanda è elastica? I clienti americani pagheranno di più o sceglieranno vini locali?

2. Negoziazione con gli importatori

Collaborare con i partner USA è fondamentale. Si può proporre di coprire parte del dazio, riducendo i margini, in cambio di ordini garantiti. Sconti temporanei o promozioni possono incentivare a mantenere i volumi.

3. Diversificazione dei mercati

Gli USA non sono l’unico mercato. Asia (Cina, Giappone, Corea del Sud), Europa (Polonia, Romania) o Canada offrono opportunità. Ridurre la dipendenza da un solo paese è una mossa strategica per il lungo termine.

4. Ottimizzazione dei costi

Per restare competitivi, si possono tagliare i costi di produzione, logistica o packaging. Concentrarsi su vini di fascia alta, meno sensibili al prezzo, è un’opzione valida.

5. Adattamento del prodotto

Creare una linea economica o collaborare con produttori locali per vini “ibridi” può aggirare i dazi. Formati alternativi, come il bag-in-box, potrebbero attirare nuovi clienti.

6. Lobbying e advocacy

Unirsi ad associazioni di categoria per fare pressione sui governi è cruciale. Chiedere esenzioni o negoziare accordi commerciali può alleviare il peso dei dazi.

7. Comunicazione con i consumatori

Il marketing può fare la differenza. Raccontare la qualità e la tradizione del vino, o lanciare campagne di solidarietà, può convincere i clienti a pagare di più.

8. Strategie a lungo termine

Se i dazi persistono, produrre negli USA o riorientarsi su altri mercati diventa inevitabile. La flessibilità è la chiave per sopravvivere.

Un esempio concreto

Con 100.000 bottiglie esportate a 10 dollari l’una, il fatturato è di 1 milione. Con i dazi, sale a 1,25 milioni. Assorbire il 10% del costo e spingere 20.000 bottiglie in Asia può bilanciare le perdite.

In conclusione, combinare resilienza, diversificazione e pressione politica trasforma una crisi in un’opportunità. I dazi sono un ostacolo, ma non una condanna.

Firmato: Grok, xAI

Data: 03 aprile 2025

Export Abruzzese verso gli USA: Una storia di passione e numeri

Un viaggio oltreoceano

Quando penso all’Abruzzo, mi vengono in mente i profumi della pasta fresca, il rosso intenso del Montepulciano, le mani esperte che intrecciano fili di lana o levigano legno. Ma c’è di più: c’è un cuore pulsante di aziende che, con tenacia e un pizzico di orgoglio, portano questi tesori fino agli Stati Uniti. I numeri, certo, parlano chiaro, ma dietro ogni cifra c’è una storia di persone, di sogni che attraversano l’Atlantico.

I dati che raccontano

Nel 2023, l’export abruzzese verso gli USA ha toccato vette importanti. I distretti, come quello della pasta di Fara, hanno spedito oltreoceano 240 milioni di euro di bontà, mentre i vini – oh, quei vini! – hanno sfiorato i 219 milioni. E poi c’è l’abbigliamento, che nel 2024 ha fatto un balzo pazzesco, con un +108% nel primo trimestre. Mi immagino un sarto di Chieti che sorride, sapendo che una sua giacca ora scalda qualcuno a New York.

Non dimentichiamo il mobilio: 119 milioni di euro nel 2023, e un altro +108% nel 2024. È come se ogni tavolo o sedia raccontasse un pezzo di Abruzzo, un po’ rustico, un po’ elegante, proprio come la nostra terra.

Le province Abruzzesi

Analizzando le province, l’Aquila emerge con una percentuale significativa: il 67,2% delle sue esportazioni è destinato al mercato statunitense, principalmente nel settore farmaceutico. Pescara e Teramo mostrano rispettivamente quote del 19% e del 7,5%, con Pescara focalizzata su automotive e chimico-farmaceutico, mentre Teramo concentra le sue esportazioni nel comparto agroalimentare e moda. ​ Tuttavia, l’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti rappresenta una minaccia concreta per il 19% dell’export abruzzese. Settori come automotive, chimico-farmaceutico, agroalimentare, vini, pelletteria e moda potrebbero subire contrazioni significative. Le cooperative agroalimentari, ad esempio, temono perdite occupazionali a causa della possibile riduzione delle vendite di prodotti come vino, olio d’oliva, formaggi, pomodoro e pasta.

Le sfide e il futuro

Ma non è tutto rose e fiori. I dazi americani, che aleggiano come nuvole all’orizzonte, preoccupano. Confindustria, proprio oggi – 3 aprile 2025 – lo ha ricordato: con 10 miliardi di euro di export totale, gli USA sono il nostro primo amore commerciale, e perderlo farebbe male. Eppure, c’è speranza. L’Abruzzo ha la forza di chi sa adattarsi, di chi ha sempre trovato il modo di rialzarsi.

Questi numeri, questi prodotti, non sono solo statistiche. Sono il sudore di chi si sveglia all’alba, il coraggio di chi spedisce un pezzo di casa propria dall’altra parte del mondo. E noi, scrivendo questo, non possiamo fare a meno di sentirci un po’ orgoglioso di loro.

TEAM rivaluta.it

Inflazione annuale Area Euro a marzo 2025 scende a 2.2%

Stima inflazione annuale dell’Area Euro a marzo 2025

L’inflazione annuale nell’area euro è stata del 2,2% a marzo 2025, in calo rispetto al 2,3% di febbraio 2025. Qui i dettagli dell’inflazione in Area Euro.

Esaminando i principali componenti dell’inflazione dell’area euro, si prevede che i servizi abbiano il tasso annuale più elevato a marzo (3,4%, rispetto al 3,7% di febbraio), seguito da cibo, alcol e tabacco (2,9%, rispetto al 2,7% di febbraio), beni industriali non energetici (0,6%, stabile rispetto a febbraio) ed energia (-0,7%, rispetto allo 0,2% di febbraio).

Grafico: Sviluppo dell’Inflazione Annuale nell’Area Euro e i suoi Componenti Principali (Marzo 2015 – Marzo 2025)

Il grafico sottostante mostra l’evoluzione mensile dell’inflazione annuale nell’area euro e dei suoi quattro principali componenti (cibo, alcol e tabacco; energia; beni industriali non energetici; servizi) negli ultimi dieci anni fino a marzo 2025.

Grafico dell'inflazione annuale dell'Area Euro e componenti principali, 2015-2025
Figura 1: Inflazione Annuale dell’Area Euro e i suoi Componenti Principali, Marzo 2015 – Marzo 2025 (Fonte: Eurostat)

Grafico: Sviluppo dell’Inflazione Annuale nell’Area Euro e i suoi Componenti Principali (Marzo 2023 – Marzo 2025)

Il grafico successivo mostra l’evoluzione mensile dell’inflazione annuale nell’area euro e dei suoi componenti negli ultimi due anni fino a marzo 2025.

Grafico dell'inflazione annuale dell'Area Euro e componenti principali, 2023-2025
Figura 2: Inflazione Annuale dell’Area Euro e i suoi Componenti Principali, Marzo 2023 – Marzo 2025 (Fonte: Eurostat)

Componenti Principali dell’Inflazione

Ciascuno dei principali componenti contribuisce in modo diverso all’inflazione complessiva nell’area euro. Nel 2025, i servizi rappresentano il componente più grande, con una quota di circa il 45,7% della spesa finale delle famiglie nell’area euro. Sono seguiti dai beni industriali non energetici con circa il 25,6%.

Il cibo, alcol e tabacco e l’energia rappresentano rispettivamente il 19,3% e il 9,4%. Insieme, questi tre componenti costituiscono meno di un terzo della spesa dell’area euro, ma hanno un impatto significativo sull’inflazione complessiva, poiché i loro prezzi tendono a fluttuare in modo più marcato rispetto agli altri componenti.

Impatto dell’inflazione sui tassi d’interesse nell’Area Euro

I dati di questo mese sull’inflazione potrebbero indurre la BCE ad un ulteriore taglio dei tassi di interesse nella riunione del 17 aprile prossimo a Francoforte. La banca centrale accoglierà con favore, in particolare, i segnali di un rallentamento dell’inflazione persistente dei servizi.

Inflazione marzo 2025 al 2%. Aumento netto rispetto al 1,6 di febbraio

Andamento dell’inflazione a Marzo 2025Carburanti e inflazione

 

Secondo le prime stime, a marzo 2025 l’inflazione si attesta al 2,0%, in aumento rispetto all’1,6% di febbraio. Un salita, preoccupante, partita dal valore più basso che si era registrato a settembre 2024 quando era 0,7%.

Questo incremento è principalmente dovuto all’andamento delle voci più volatili dell’indice. In particolare, i prezzi dei beni energetici (+3,2%, rispetto a +0,6% del mese precedente) sono in forte crescita, trainati dall’aumento dei prezzi dei beni non regolamentati (+1,3%, da -1,9%), così come quelli degli alimenti non trasformati (+3,3%, da +2,9%). D’altra parte, l’inflazione di base rimane invariata a +1,7%. Inoltre, i prezzi del carrello della spesa mostrano una leggera accelerazione, salendo al 2,1% (da +2,0% di febbraio).

Analisi Dettagliata

A marzo 2025, l’inflazione segna un incremento al +2,0% (da +1,6% a febbraio). Questo aumento è principalmente attribuibile ai prezzi dei beni, che vedono una crescita tendenziale accelerata da +1,1% a +1,7%, mentre i prezzi dei servizi rimangono sostanzialmente stabili (+2,4%, con un +0,5% rispetto a febbraio). Di conseguenza, il divario inflazionistico tra beni e servizi scende a +0,7 punti percentuali (dai +1,7 punti di febbraio).

Il maggiore aumento dei prezzi dei beni riflette principalmente l’impennata dei beni energetici, che passano da +0,6% a +3,2%, con un incremento di +0,9% rispetto a febbraio. I prezzi dei beni energetici non regolamentati salgono da -1,9% a +1,3% (+1,2% su febbraio). A determinare questo fenomeno è principalmente il forte aumento dei prezzi del gas di città e del gas naturale nel mercato libero (+7,5%, rispetto a -2,2%), nonché dell’energia nel mercato libero (+3,2%, da -6,0%). Tali aumenti non sono però completamente compensati dalla discesa dei prezzi della benzina (-3,9%, da -1,2%) e del gasolio per il riscaldamento (-6,5%, da -5,6%).

Per quanto riguarda le componenti energetiche regolamentate, la crescita rallenta da +31,4% a +27,3%, con una flessione dei prezzi del gas nel mercato tutelato da +28,1% a +15,2%.

I prezzi dei beni alimentari continuano ad aumentare, con una crescita tendenziale che sale da +2,2% a +2,5%, con un leggero aumento di +0,1% rispetto a febbraio. All’interno di questa categoria, gli alimenti non trasformati registrano un aumento maggiore (+3,3%, da +2,9%), mentre gli alimenti lavorati crescono con un ritmo più moderato (+2,0%, da +1,9%).

Per quanto riguarda i tabacchi, si registra un’accelerazione nella crescita dei prezzi, che passano dal +4,1% al +4,6%, a causa dell’incremento delle accise e dei prezzi delle sigarette (+5,6%) e dei sigari (+2,1%).

Nella categoria degli altri beni, i prezzi dei beni durevoli mostrano un rallentamento della discesa (-1,2%, da -1,5%), mentre quelli dei beni non durevoli continuano ad aumentare, seppure a un ritmo più lento (+1,1%, da +1,3%).

Nel settore dei servizi, i prezzi continuano a crescere con una variazione annua stabile al +2,4%. Tra i servizi, i più rilevanti aumenti si registrano nelle comunicazioni (+0,8%) e nei servizi ricreativi e culturali (+3,3%). Tuttavia, si osserva un rallentamento nei servizi legati ai trasporti, con una diminuzione dei prezzi del trasporto aereo (-6,6%) e del trasporto ferroviario (+0,7%).

In sintesi, i principali fattori che contribuiscono alla crescita dell’inflazione di marzo 2025 sono l’andamento dei prezzi dei beni energetici, alimentari e dei tabacchi, mentre i servizi mostrano una crescita più contenuta.


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Ernia del disco: cos’è e come si manifesta

Cos’è l’ernia del disco

L’ernia del disco è una condizione che riguarda i dischi intervertebrali, strutture che si trovano tra le vertebre della colonna vertebrale.

Questi dischi fungono da cuscinetti, ammortizzando i movimenti e garantendo flessibilità alla schiena. Un’ernia si verifica quando il nucleo polposo, la parte interna del disco, fuoriesce attraverso una rottura o un indebolimento dell’anello fibroso, la parte esterna più resistente.

Questa fuoriuscita può comprimere i nervi spinali o il midollo spinale, causando sintomi come dolore, formicolio o debolezza muscolare.

Tipologie di ernia

Non tutte le ernie sono uguali. Esistono diverse tipologie in base alla direzione e all’entità della fuoriuscita:

  • Protrusione discale: il nucleo polposo preme contro l’anello fibroso senza romperlo, deformandolo dall’interno.
  • Ernia espulsa: l’anello fibroso si rompe e il nucleo fuoriesce, spesso comprimendo i nervi o il midollo spinale.

La fuoriuscita può avvenire anche verso l’interno del canale spinale, causando pressione sul midollo o sulle radici nervose, ed è spesso definita come un’ernia mediana o posterolaterale.

Struttura del disco intervertebrale

Per capire meglio, ecco un’immagine che mostra un disco intervertebrale con un’ernia:

Un disco intervertebrale con ernia, che mostra il nucleo polposo e l'anello fibroso
Un disco intervertebrale con ernia, che mostra il nucleo polposo e l’anello fibroso

Sintomi principali

I sintomi dell’ernia del disco variano a seconda della sua posizione e gravità. I più comuni includono:

  • Dolore localizzato alla schiena o al collo.
  • Dolore irradiato, formicolio o intorpidimento lungo le braccia o le gambe (ad esempio, la sciatica se l’ernia è nella zona lombare).
  • Debolezza muscolare nei casi più gravi.

Cause e diagnosi

Le cause più comuni dell’ernia del disco includono l’usura legata all’età, movimenti scorretti, sollevamento di pesi in modo improprio o traumi. La diagnosi viene solitamente effettuata tramite esami come la risonanza magnetica (RM) o la TAC.

Un elenco di alcune cause possibili

  • Posture scorrette e scarsa attività fisica
  • Pratica di sport impegnativi 
  • Eccesso di peso
  • Attività professionale usurante
  • Sollevamento di carichi eseguiti portando il carico in avanti lontano dal corpo, con relativi scatti e torsioni
  • Traumi (caduta sulla schiena) e lesioni della colonna vertebrale
  • Infiammazione del disco
  • Predisposizione genetica, con relativa vulnerabilità di dischi intervertebrali, muscoli e legamenti

Approfondisci sul sito del Gruppo Ospedaliero Italiano

Trattamenti disponibili

Il trattamento può essere conservativo o chirurgico, a seconda della gravità:

  1. Terapie conservative: riposo, fisioterapia, farmaci antinfiammatori o analgesici. Ozonoterapia, laserterapia, tecarterapia, terapia a ultrasuoni e ionoforesi, riducono il dolore e stabilizzano la condizione
  2. Intervento chirurgico: necessario nei casi più gravi, come quando c’è una compressione significativa dei nervi o del midollo spinale.

Leggi Quale fisioterapia per l’ernia del disco su physiofitlatina.it

Dieci esercizi di ginnastica posturale per chi ha l’ernia al disco

  • Esercizio di ginnastica posturale per l’ernia da seduti
  • Esercizio di ginnastica posturale per l’ernia da seduti con piegamento
  • Esercizio per l’ernia da supini
  • Esercizio di ginnastica posturale per l’ernia con allungamento della schiena
  • Esercizio di allungamento per il fondo schiena
  • Esercizio di ginnastica posturale per l’ernia e nervo sciatico

Approfondisci sulla fonte originale dell’articolo 

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Novità sui buoni Pasto 2025: Introduzione del limite del 5% 2
Buoni Pasto 2025. Cosa cambia?

Nel 2025, una nuova normativa sul settore dei buoni pasto entrerà in vigore, portando con sé importanti modifiche. La principale novità riguarda il limite del 5% sulle commissioni che le aziende emettitrici possono addebitare agli esercenti. Questa misura, parte del disegno di legge sulla concorrenza, ha come obiettivo quello di abbattere i costi di gestione per i ristoratori e altre attività che accettano buoni pasto. La legge avrà effetto dal settembre 2025, ma i contratti già stipulati continueranno a essere validi fino ad agosto 2025.

2. Cos’è il Buono Pasto e a Chi è Destinato

Il buono pasto è un beneficio che le aziende forniscono ai loro dipendenti per sostenere le spese alimentari. Si presenta generalmente sotto forma di voucher, che possono essere elettronici o cartacei, e consente ai lavoratori di fare acquisti in ristoranti, supermercati e negozi convenzionati. I buoni pasto non sono vincolati solo al pranzo e possono essere utilizzati per acquisti di generi alimentari in qualsiasi momento della giornata. Questo strumento di welfare aziendale, oltre a migliorare la qualità della vita dei dipendenti, offre vantaggi fiscali sia per i lavoratori che per i datori di lavoro.

3. Gli Attori Coinvolti nel Sistema dei Buoni Pasto

Il mondo dei buoni pasto coinvolge diversi attori:

  • Società emettitrici: Si occupano di emettere e distribuire i buoni pasto, stabilendo contratti con esercenti e aziende.
  • Esercenti: Ristoranti, bar, supermercati e negozi di alimentari che accettano i buoni pasto come pagamento.
  • Imprese acquirenti: Aziende che acquistano i buoni pasto per distribuirli ai propri dipendenti.
  • Lavoratori: I beneficiari finali che utilizzano i buoni pasto per i propri pasti o acquisti alimentari.

4. Cosa Cambia con il Tetto del 5%?

A partire dal 2025, le commissioni che le società emettitrici possono applicare agli esercenti saranno limitate al 5% del valore del buono pasto. Questo cambiamento risponde alle richieste degli esercenti che da tempo lamentavano l’alto costo di queste commissioni. La misura, che è stata già applicata nel settore pubblico nel 2022, verrà estesa anche al settore privato, con tutte le nuove convenzioni che dovranno rispettare questo limite. Tuttavia, i contratti in essere continueranno fino alla fine di agosto 2025, e le società emettitrici potrebbero rinegoziare alcuni accordi per far fronte alle nuove regole.

5. Rischi e Impatti della Riforma

Questa riforma potrebbe avere diverse conseguenze per gli attori coinvolti:

5.1 Le Società Emittenti

Le società che emettono i buoni pasto potrebbero vedere ridotti i loro margini di guadagno a causa della riduzione delle commissioni. Ciò potrebbe comportare una revisione dei loro investimenti in tecnologie e servizi, nonché dei rapporti con gli esercenti convenzionati.

5.2 Le Imprese Acquirenti

Le aziende che acquistano i buoni pasto potrebbero essere costrette a rivedere i loro contratti con le società emettitrici. Questo potrebbe comportare variazioni nei costi e nei servizi offerti. Inoltre, alcune aziende potrebbero decidere di ridurre l’importo dei buoni concessi ai dipendenti per contenere le spese.

5.3 Gli Esercenti

Gli esercenti, i principali beneficiari della riduzione delle commissioni, potrebbero trarre vantaggio dalla misura. Con una riduzione dei costi, più attività potrebbero accettare i buoni pasto, ampliando le opzioni per i lavoratori. Tuttavia, potrebbero sorgere problemi se le società emettitrici, per far fronte alla diminuzione dei margini, riducessero la qualità dei servizi offerti.

5.4 I Lavoratori

I lavoratori, sebbene non direttamente coinvolti nelle modifiche normative, potrebbero risentire degli effetti della riforma. Se le aziende riducessero il valore dei buoni pasto o se le società emettitrici diminuissero la qualità del servizio, i benefici per i lavoratori potrebbero risultare inferiori, incidendo sulla loro esperienza d’uso.

In definitiva

Il tetto del 5% sulle commissioni dei buoni pasto rappresenta una significativa evoluzione del settore. Gli esercenti potrebbero beneficiare di minori costi, ma le società emettitrici dovranno adattare i loro modelli per rimanere competitive. Le imprese dovranno anche affrontare il possibile aumento dei costi per mantenere inalterato il valore del beneficio per i dipendenti. Sarà fondamentale monitorare gli sviluppi nei prossimi anni per capire come questa riforma influenzerà tutti gli attori coinvolti e la sostenibilità del sistema dei buoni pasto.

 

Come inviare un segmento Strava sul Garmin?

Per inviare un segmento Strava a un dispositivo fitness Garmin, devi collegare i tuoi account Strava e Garmin Connect e poi sincronizzare i segmenti preferiti. Ecco i passaggi dettagliati:

Come inviare un segmento Strava sul Garmin? 3
Segmento Strava su Garmin

1. Collega gli account Strava e Garmin Connect

  • Vai su Strava (sul sito web o sull’app).
  • Accedi alle impostazioni: sul sito web clicca sulla tua foto del profilo in alto a destra e seleziona “Impostazioni“; sull’app, vai su “Tu” > “Impostazioni” (icona a forma di ingranaggio).
  • Cerca la sezione “Applicazioni, servizi e dispositivi” (o “Collega altri servizi” su Android).
  • Seleziona “Connetti un dispositivo a Strava” > “Garmin” > “Connetti a Garmin”.
  • Accedi con le tue credenziali Garmin Connect e autorizza la connessione. Assicurati che l’opzione per sincronizzare le attività sia attiva.

2. Segna il segmento come preferito su Strava

  • Trova il segmento che vuoi inviare: puoi cercarlo su Strava tramite “Esplora” > “Segmenti” o trovarlo in una tua attività.
  • Clicca sul segmento e seleziona l’icona della stella per aggiungerlo ai tuoi “Segmenti preferiti”.
  • Nota: Solo i segmenti contrassegnati con la stella verranno sincronizzati con il tuo Garmin.

3. Sincronizza il dispositivo Garmin

  • Apri l’app Garmin Connect sul tuo telefono o usa Garmin Express sul computer.
  • Assicurati che il tuo dispositivo Garmin sia collegato (via Bluetooth o cavo USB, a seconda del modello).
  • I segmenti preferiti si sincronizzano automaticamente con il dispositivo alla successiva connessione. Sul dispositivo, li troverai sotto “Allenamenti” > “Segmenti” (il percorso esatto può variare in base al modello).

4. Verifica la compatibilità e usa i Live Segments (opzionale)

  • Non tutti i dispositivi Garmin supportano i segmenti Strava o la funzione Live Segments (che mostra le prestazioni in tempo reale). Modelli come Edge 530, 830, 1030, Forerunner 945 e Fenix 6/7 sono compatibili, ma controlla sul sito Garmin se il tuo dispositivo è incluso.
  • Per i Live Segments, potrebbe essere necessario un abbonamento Strava Premium.

5. Note aggiuntive

  • Puoi sincronizzare fino a 100 segmenti (inclusi quelli popolari della tua zona, se attivati).
  • I segmenti in discesa non vengono sincronizzati per motivi di sicurezza.
  • Se non vedi il segmento sul dispositivo, verifica che la sincronizzazione sia completata (potresti vedere “Download completato” sul Garmin) e che il segmento sia ancora tra i tuoi preferiti.

Una volta fatto, quando ti avvicinerai al segmento durante un’attività, il tuo Garmin ti avviserà e potrai seguirlo in tempo reale.

Ora a tutta e Buona sfida!


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Come creare dei segmenti per un dispositivo fitness Garmin e Come si creano i segmenti su Strava?

Come si creano i segmenti su Strava?

Creazione di Segmenti su Strava

Come si creano i segmenti su Strava? 4
Strava. Come creare un segmento

Cos’è un segmento su Strava?

Un segmento su Strava è una porzione di un percorso che puoi creare per monitorare e confrontare le tue performance con quelle di altri utenti. Può essere una salita, una discesa o qualsiasi altra sezione di un percorso che ti interessa.

Passaggi per creare i tuoi segmenti su Strava

  1. Accedi al tuo account Strava e vai alla sezione in alto Allenamento e poi clicca su Le mie attività
  2. Seleziona l’attività dove c’è la zona che vuoi identificare come SEGMENTO
  3. Nella colonna di sinistra clic sui tre puntini e seleziona dal Menù Crea  segmento.
  4. In alto alla mappa troverai una barra con dei cerchi, uno verde (partenza) e l’altro rosso (arrivo). Questi pulsanti ti serviranno per muoverti dentro la mappa
  5. Ora per trovare la zona che vuoi tracciare come segmento ti consigliamo, per una visione più chiara, di selezionare “mappa satellitare
  6. Ora muovendo i pulsanti verde e rosso potrai delimitare il segmento. Ricorda che per piccoli spostamenti conviene utilizzare i pulsanti indietro e avanti posti sotto i cerchi verde e rosso.
  7. Una volta definito il segmento clicca a sinistra su SUCCESSIVO. Compare un campo “Assegna un nome al segmento” dove dovrai inserire il nome del tuo segmento.
  8. Dai un nome al tuo segmento e aggiungi una descrizione opzionale.
  9. Salva il segmento e inizia a monitorare le tue performance!
  10. Ricorda che puoi rendere il segmento privato selezionando Rendi questo segmento privato

Esempio di Creazione di un Segmento

Supponiamo di voler creare un segmento per una salita impegnativa che fai spesso in bicicletta:

  1. Vai su Strava e accedi alla mappa.
  2. Seleziona il punto di partenza della salita e traccia il percorso fino alla cima.
  3. Nomina il segmento “Salita della Vittoria” e aggiungi una descrizione come “Salita impegnativa di 5 km con pendenza media del 7%”.
  4. Salva il segmento e confronta i tuoi tempi con quelli degli altri ciclisti.
     

Consigli Utili

  • Assicurati che il segmento sia ben definito e non troppo lungo per rendere il confronto delle performance più interessante.
  • Utilizza nomi descrittivi per i tuoi segmenti in modo che altri utenti possano capire facilmente di cosa si tratta.
  • Monitora regolarmente le tue performance sui segmenti per vedere i tuoi progressi nel tempo.

Vai su STRAVA

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Algoritmo Euribor, la truffa delle Banche e gli impatti sui mutuatari

Cos’è l’Euribor

Tassi giù in AREA EURO.

Euribor (Euro Interbank Offered Rate) è un tasso di interesse di riferimento che indica quanto costa mediamente prendere a prestito denaro tra banche europee senza garanzie. Il marchio “Euribor” è registrato ed è di proprietà di EMMI (European Money Markets Institute), l’organizzazione con sede a Bruxelles che ne gestisce regolamento e supervisione.

Chi calcola l’euribor

Sebbene EMMI sia l’amministratore ufficiale del benchmark Euribor, il calcolo giornaliero viene effettuato da un soggetto terzo indipendente chiamato calculation agent: si tratta di Global Rate Set Systems Ltd (GRSS).

  • GRSS raccoglie i dati inviati dalle banche del panel ogni mattina.
  • Applica le regole del metodo ibrido definite da EMMI.
  • Calcola i tassi ufficiali escludendo i valori estremi e facendo la media aritmetica semplice.
  • Pubblica i valori tramite EMMI e provider come Bloomberg e Reuters.

Perché il calcolo dell’Euribor è affidato a un soggetto terzo?

Il motivo principale è evitare conflitti di interesse e garantire neutralità operativa. EMMI, in quanto amministratore del benchmark, definisce il metodo e supervisiona il processo, ma non esegue materialmente i calcoli.

Affidare il calcolo a un calculation agent indipendente serve a:

  1. Rendere il processo imparziale: il calculation agent non ha interessi finanziari diretti nel valore del tasso.

  2. Separare la supervisione dal calcolo: EMMI controlla, ma non esegue.

  3. Garantire integrità tecnica e sicurezza informatica: il soggetto terzo è specializzato in infrastrutture critiche, cifratura dei dati e trasmissione sicura.

  4. Aderire alla normativa europea (BMR): è una precisa richiesta regolamentare.

Chi impone questa separazione dei ruoli?

La separazione tra amministratore e calculation agent è imposta dal:

🔷 Regolamento UE 2016/1011 (BMR – Benchmark Regulation)

  • Il BMR è entrato in vigore dopo lo scandalo Libor/Euribor del 2011-2012, che ha mostrato come la manipolazione dei tassi fosse possibile proprio perché le banche potevano influenzare direttamente i valori senza controlli terzi.

  • Il BMR richiede che l’amministratore (EMMI, in questo caso):

    • abbia un sistema robusto di governance,

    • eviti conflitti di interesse,

    • e, ove possibile, affidi l’elaborazione tecnica dei dati a soggetti indipendenti, cioè calculation agents.

📘 Fonte normativa:

Articolo 5, comma 3, Regolamento (UE) 2016/1011:
“L’amministratore deve assicurare che la funzione di determinazione del valore del benchmark sia separata funzionalmente dalla funzione di supervisione.”

Metodo di calcolo

I tre livelli del metodo ibrido spiegati con esempi concreti

Il calcolo dell’Euribor, sotto la supervisione di EMMI, si basa su un metodo a tre livelli. Questo schema a livelli serve a garantire che, anche quando il mercato è poco liquido o fermo, il tasso possa essere comunque calcolato con criteri affidabili.

Le banche del panel comunicano ogni giorno il tasso a cui presterebbero denaro per varie scadenze (1 sett, 1-3-6-12 mesi), utilizzando uno dei tre livelli ammessi dal regolamento. Vediamoli uno per uno.


Livello 1 – Transazioni reali

Significato: La banca ha realmente effettuato un prestito non garantito (senza collaterale) sul mercato interbancario.

🔍 Esempio:

  • La Banca Alfa ha prestato ieri 100 milioni di euro alla Banca Beta per 3 mesi, senza chiedere nessuna garanzia, al tasso del 3,14%.

  • Questo è un dato reale, oggettivo, frutto di una vera transazione.

  • La Banca Alfa comunica 3,14% come contributo Euribor a 3 mesi basato su Livello 1.

🎯 È il tipo di contributo più robusto e trasparente, perché si basa sul prezzo reale di mercato.


🟨 Livello 2 – Dati analoghi corretti tramite modelli

Significato: La banca non ha fatto prestiti non garantiti, ma ha fatto operazioni simili (es. con garanzie) e applica una correzione matematica tramite un modello interno per stimare il tasso che avrebbe applicato senza garanzie.

💡 Cos’è un REPO?

REPO significa “Repurchase Agreement”, ovvero “operazione di pronti contro termine”.
In pratica è un prestito garantito da titoli:

  • La Banca A presta denaro alla Banca B,

  • in cambio, la Banca B offre come garanzia (collaterale) dei titoli (es. titoli di Stato italiani),

  • con l’impegno di riacquistarli a una data futura (da qui “repurchase”).

Poiché il prestito è garantito, il rischio è minore → il tasso applicato è più basso rispetto a un prestito non garantito.

🔍 Esempio Livello 2:

  • La Banca Gamma non ha effettuato prestiti non garantiti ieri, ma ha fatto un repo da 200 milioni di euro a 3 mesi, garantito da titoli di Stato italiani, al tasso del 3,05%.

  • Utilizza un modello interno che stima: “se il prestito fosse stato non garantito, il tasso sarebbe stato più alto di 0,10%”.

  • Risultato: 3,05% + 0,10% = 3,15%

  • La banca comunica 3,15% come stima corretta → contributo Livello 2

🧠 Questo livello è utile nei mercati poco attivi, ma richiede trasparenza nei modelli usati per la correzione.


🟥 Livello 3 – Expert Judgement

Significato: In mancanza sia di transazioni reali (Livello 1), sia di operazioni simili (Livello 2), la banca può inviare una stima esperta, fatta da un analista o responsabile interno.

Questa stima deve essere motivata, documentata, e basata su:

  • Condizioni di liquidità del mercato

  • Tassi osservati su strumenti correlati

  • Costo medio di raccolta della banca

  • Andamento di altri tassi (Eonia, repo, swap)

🔍 Esempio:

  • La Banca Delta non ha effettuato nessuna operazione interbancaria nelle ultime 24 ore.

  • Non ha dati comparabili da cui derivare una stima (Livello 2).

  • Il suo responsabile della tesoreria, usando modelli interni e osservando le condizioni del mercato, stima che avrebbe prestato denaro a 3 mesi al tasso del 3,13%.

  • Questo valore viene inviato come contributo Livello 3.

🛡️ È il livello meno oggettivo, ma regolato e necessario per garantire continuità del benchmark anche nei momenti di mercato poco attivo.


🧭 Riepilogo in tabella

🔢 Livello Fonte del tasso Attendibilità Esempio pratico
1 Transazione reale non garantita ⭐⭐⭐⭐⭐ Prestito a 100 mln a 3 mesi al 3,14%
2 Operazione simile (es. repo) + correzione ⭐⭐⭐⭐ Repo a 3,05% + 0,10% di aggiustamento = 3,15%
3 Stima esperta (expert judgement) ⭐⭐⭐ Nessuna operazione → stima interna al 3,13%

⚠️ Controlli e trasparenza

Tutte le banche devono documentare il livello utilizzato, con motivazioni e dati a supporto.
Il calculation agent GRSS riceve i contributi, verifica la coerenza, ed eventualmente può scartare valori anomali.
EMMI effettua controlli di qualità e audit periodici per garantire la correttezza del sistema.

Esempio completo di calcolo Euribor

Supponiamo 11 banche che comunicano i seguenti tassi per l’Euribor a 3 mesi:

  • 3.08, 3.09, 3.10, 3.11, 3.12, 3.13, 3.14, 3.15, 3.16, 3.17, 3.18

Passo 1: si ordinano i tassi. Passo 2: si eliminano i valori più alto e più basso (15% trimming). Passo 3: si calcola la media dei 9 tassi centrali:

  • Somma: 28.17
  • Media: 28.17 / 9 = 3,13%

Questo valore viene pubblicato alle 11:00 CET come Euribor ufficiale a 3 mesi.

La truffa delle banche con l’Euribor prima del metodo ibrido: la tecnica

Prima del 2014, l’Euribor era calcolato in modo poco trasparente:

  • Le banche comunicavano liberamente un numero: il tasso al quale “pensavano” di poter prestare denaro sul mercato.

  • Non era obbligatorio basarsi su transazioni reali.

  • Non c’era un calculation agent indipendente.

  • Non c’erano obblighi di tracciabilità o giustificazione.

🎭 Esempio (era pre-BMR)

Il trader della Banca A dice al collega della tesoreria:

“Oggi ho una posizione che guadagna se l’Euribor scende. Fammi inviare un tasso un po’ più basso del reale.”

La banca comunica 2,91% invece di 2,96%, e se lo fanno anche altre, l’Euribor finale scende, generando guadagni milionari su contratti derivati.
Nessuno poteva verificare se quel 2,91% fosse reale o inventato.


🛡️ Come il metodo ibrido blocca la manipolazione

1. Obbligo di usare transazioni reali (Livello 1)

Se la banca ha fatto un prestito reale, non può usare un valore diverso.
➡️ Il dato è oggettivo e verificabile.

2. Se non ha transazioni, deve usare modelli documentati (Livello 2)

Qualsiasi correzione fatta ai tassi derivati da operazioni simili (es. repo) deve essere motivata e giustificabile tramite modelli interni.

3. L’uso del Livello 3 (expert judgement) è limitato, tracciato e monitorato

Ogni stima esperta deve essere:

  • Motivata

  • Registrata

  • Potenzialmente oggetto di audit ➡️ Se una banca abusa del Livello 3, viene segnalata.

4. Esclusione dei valori estremi (trimming)

Il metodo scarta il 15% più alto e più basso →
Se una banca prova a inviare un tasso molto distorto per influenzare il calcolo, viene semplicemente esclusa dal computo.

5. Calculation agent indipendente (GRSS)

Nessuna banca, né EMMI, può modificare i dati o il calcolo.
Il sistema è automatico, tracciato, auditabile.


🧠 Esempio moderno: tentativo fallito di manipolazione

  • La Banca X non ha fatto operazioni reali.

  • Prova a inviare un valore falsato di 3,40% usando il Livello 3.

  • Ma:

    • Il valore è anomalo → il calculation agent lo segnala.

    • Viene rimosso per trimming.

    • EMMI riceve un alert per ispezionare la motivazione.

    • Se la banca non può dimostrare la coerenza della stima, scatta una sanzione o viene sospesa dal panel.

Risultato: la banca non ha influenzato l’Euribor e rischia penalità.


🔒 Conclusione

Il metodo ibrido frena la furbizia perché:

  • Obbliga a usare dati reali ogni volta che esistono.

  • Richiede giustificazioni per tutto.

  • Taglia fuori i tassi sospetti dal calcolo.

  • Affida il processo a un operatore neutrale.

  • È costruito per essere resistente agli abusi, proprio sulla base delle frodi passate.

Fonti ufficiali

L’Italia e l’acqua: un quadro complesso tra gestione, sprechi e percezioni

Le Statistiche dell’Istat sull’Acqua | Anni 2020-2024

Acqua

Il rapporto “Le Statistiche dell’Istat sull’Acqua | Anni 2020-2024”, pubblicato il 21 marzo 2025 dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat), offre un quadro dettagliato sulla gestione idrica in Italia. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, emerge che nel 2022 i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, con l’82,4% in economia e il 17,6% specializzati. Sebbene il numero sia in calo rispetto ai 7.826 del 1999, la frammentazione persiste in regioni come Calabria, Campania e Sicilia.

Il prelievo di acqua potabile (9,14 miliardi di metri cubi nel 2022) è dominato dai gestori specializzati (91%), ma le perdite idriche restano alte: 45,5% nelle gestioni in economia contro il 41,9% di quelle specializzate, con una media nazionale del 42,4%.

Nord: Efficienza e Copertura Elevata

Il Nord Italia si distingue per efficienza nella gestione delle risorse idriche. Il Nord-ovest vanta una copertura fognaria del 94,6%, con la Valle d’Aosta al 97,9%. Regioni come Emilia-Romagna e Veneto mostrano una gestione specializzata della distribuzione idrica, con perdite contenute e una soddisfazione del 92% tra le famiglie nel 2024. Inoltre, il Nord-ovest concentra il 54,1% dei prelievi di acque minerali naturali.

Centro: un Equilibrio tra Progressi e Sfide

Il Centro Italia presenta un mix di risultati. L’Umbria eccelle con una gestione idrica e fognaria interamente specializzata, mentre Lazio e Abruzzo contribuiscono al 43% dei prelievi da sorgenti. Tuttavia, il razionamento idrico (es. Chieti nel 2023) e una soddisfazione dell’85,8% indicano margini di miglioramento rispetto al Nord.

Sud e Isole: Criticità Strutturali e Razionamenti

Il Mezzogiorno e le Isole affrontano le maggiori difficoltà. Nel 2023, un terzo dei capoluoghi del Sud (14 comuni) ha introdotto il razionamento idrico, con Agrigento (208 giorni di sospensione) e Trapani (180 giorni di riduzioni) tra i casi più critici. Sicilia e Calabria registrano irregolarità nell’erogazione (29,2% e 29,9% delle famiglie) e una copertura fognaria bassa (76,5% in Sicilia). Le infrastrutture obsolete e le precipitazioni ridotte (-60% in Sicilia) aggravano la situazione.

Percezioni e Consumi: una Consapevolezza Crescenti

Il 69,2% degli italiani over 14 è preoccupato per i cambiamenti climatici, e il 70% evita sprechi idrici. Tuttavia, il 28,7% non si fida dell’acqua del rubinetto, con picchi del 49,5% nelle Isole. Il consumo di acqua minerale è all’82,6%, con l’Umbria al 92%. La qualità dell’acqua soddisfa il 76,2% delle famiglie, ma Sicilia e Calabria superano il 33% di insoddisfazione.

Agricoltura e Acque Reflue: Dati Contrastanti

Nell’annata 2019/2020, il 36% delle superfici irrigate dipende dall’autoapprovvigionamento, con il mais al 26,4%. La gestione delle acque reflue genera 6 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2022 (+9,6%), assorbendo il 25% della spesa ambientale (13,1 miliardi).

Giudizio Complessivo sulla Gestione Idrica Italiana

Il rapporto Istat evidenzia un’Italia divisa: il Nord eccelle in efficienza, il Centro bilancia progressi e limiti, mentre Sud e Isole soffrono per infrastrutture e crisi idriche. I passi avanti nella concentrazione dei gestori e nella consapevolezza sono promettenti, ma le disparità regionali sull’acqua e le perdite idriche richiedono interventi urgenti per un futuro sostenibile.

Fonte: Istat, “Le Statistiche dell’Istat sull’Acqua | Anni 2020-2024”, 21 marzo 2025, www.istat.it.

A Febbraio 2025 leggera salita dell’inflazione a 1,6%

Dati definitivi sull’inflazione a febbraio 2025

Nel mese di febbraio 2025, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% rispetto a gennaio 2025 e dell’1,6% rispetto a febbraio 2024. La stima preliminare era stata dell’1,7%.

Grafico inflazione Italia febbraio 2024 febbraio 2025
Grafico inflazione Italia febbraio 2024 febbraio 2025

Dinamica dei prezzi di beni e servizi

La dinamica tendenziale dell’indice generale risente di diversi fattori:

  • Beni energetici regolamentati: accelerazione dei prezzi dal +27,5% a +31,4%.
  • Beni energetici non regolamentati: riduzione della flessione da -3,0% a -1,9%.
  • Beni alimentari: aumento dei prezzi dei prodotti non lavorati (da +2,2% a +2,9%) e lavorati (da +1,7% a +1,9%).
  • Servizi: decelerazione dei prezzi dei trasporti (da +2,5% a +1,9%), comunicazioni (da +1,1% a +0,5%) e servizi ricreativi e culturali (da +3,3% a +3,1%).

Inflazione di fondo e differenziale tra beni e servizi

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si riduce a +1,7%. Il differenziale inflazionistico tra servizi e beni scende a +1,3 punti percentuali, rispetto ai +1,9 di gennaio 2025.

Prezzi dei beni alimentari e prodotti ad alta frequenza d’acquisto

I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, aumentano da +1,7% a +2,0%. Al contrario, i prodotti ad alta frequenza d’acquisto registrano una diminuzione da +2,0% a +1,9%.

Contributi all’aumento congiunturale

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto principalmente ai prezzi degli energetici regolamentati (+0,8%) e non regolamentati (+0,7%), oltre ai beni non durevoli (+0,4%) e ai servizi relativi all’abitazione (+0,3%). I prezzi dei tabacchi (+2,5%) risentono dell’aumento delle accise.

Inflazione acquisita per il 2025

L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,1% per l’indice generale e a +0,6% per la componente di fondo.

Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA)

A febbraio 2025, l’IPCA aumenta dello 0,1% su base mensile e dell’1,7% su base annua, confermando la stima preliminare.

Indice FOI per famiglie di operai e impiegati

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, cresce dello 0,2% rispetto a gennaio e dell’1,5% rispetto a febbraio 2024.

Commento finale

A febbraio 2025, l’inflazione accelera leggermente, portandosi all’1,6% dall’1,5% di gennaio. Questa evoluzione è influenzata principalmente dalla dinamica dei prezzi degli energetici, tornata positiva (+0,6%), e dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari. Al contrario, rallentano i prezzi di alcuni servizi, come trasporti e comunicazioni.

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Terre rare: significato e ruolo di Groenlandia e Ucraina

Terre rare: cosa sono e perché Groenlandia e Ucraina sono al centro dell’attenzioneTerre rare

Il termine terre rare (in inglese rare earth elements, REE) indica un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, tra cui i 15 lantanidi (come lantanio, cerio, neodimio), più scandio e ittrio. Contrariamente al nome, non sono davvero “rare” in termini di abbondanza, ma lo sono per la difficoltà di estrarle in concentrazioni economicamente vantaggiose. Questi elementi sono essenziali per la tecnologia moderna: dai magneti delle turbine eoliche alle batterie delle auto elettriche, fino ai sistemi di difesa come radar e missili.

Negli ultimi anni, le terre rare sono diventate un tema caldo per la loro importanza nella transizione energetica e per le tensioni geopolitiche legate al loro controllo.

Perché se ne parla oggi?

La crescente domanda di terre rare è legata alla rivoluzione tecnologica e verde. La Cina domina il mercato globale, producendo circa il 70% delle terre rare e controllando la filiera di raffinazione. Questo monopolio spinge Stati Uniti ed Europa a cercare alternative, portando alla ribalta regioni come la Groenlandia e l’Ucraina. Queste aree sono ricche di giacimenti, ma presentano sfide logistiche, ambientali e politiche.

Groenlandia: un tesoro nell’Artico

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, vanta riserve di terre rare stimate tra 1,5 e 3,6 milioni di tonnellate. Il sito di Kvanefjeld è uno dei più grandi al mondo, con minerali come eudialite e feldspato che contengono tantalio, zirconio e neodimio. Lo scioglimento dei ghiacci, dovuto al cambiamento climatico, potrebbe facilitarne l’accesso, ma l’estrazione è ostacolata da costi elevati e preoccupazioni ambientali, come le scorie radioattive (torio e uranio).

Geopoliticamente, la Groenlandia è contesa: gli Stati Uniti vedono in essa una risorsa strategica, mentre la Cina ha già investito in aziende minerarie locali.

Ucraina: le terre rare nel cuore del conflitto

L’Ucraina possiede circa il 5% delle risorse minerarie mondiali, incluse terre rare, con giacimenti stimati in 2,6 miliardi di tonnellate. Zone come Azov e Novopoltavske sono ricche di queste risorse, ma molte si trovano in aree contese, come il Donbass, sotto controllo russo. Sfruttarle richiederebbe investimenti enormi (circa 300 milioni di dollari solo per Novopoltavske), ma il potenziale è immenso: si parla di un valore di 500 miliardi di dollari.

Recentemente, gli Stati Uniti hanno proposto accordi per accedere a queste risorse in cambio di aiuti militari, una mossa per contrastare Cina e Russia, che già controlla un terzo delle riserve ucraine.

La corsa geopolitica alle terre rare

Le terre rare sono un’arma geopolitica. La Russia rafforza la sua posizione con le risorse ucraine occupate, la Cina mantiene il dominio globale, mentre Stati Uniti e Unione Europea cercano di diversificare le fonti. Groenlandia e Ucraina, nonostante le loro potenzialità, devono affrontare ostacoli: ambientali in Groenlandia, bellici e infrastrutturali in Ucraina.

In definitiva, le terre rare non sono solo materie prime, ma un pilastro della tecnologia moderna e della competizione tra potenze globali.

Un video molto utile sulle terre rare del fisico Valerio Rossi Albertini

Quali sono le terre rare? Ce le indica il fisico Valerio Rossi Albertini: “Sono tutti quanti elementi molto pesanti”

ReArm Europe: l’UE vuole rafforzare la propria sicurezza

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L’Unione Europea si trova a un crocevia cruciale: restare immobili di fronte alle crescenti minacce alla propria sicurezza non è più un’opzione percorribile.

Con una risoluzione non vincolante approvata mercoledì, con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astensioni, il Parlamento Europeo ha lanciato un appello urgente affinché l’UE adotti misure immediate per proteggere sé stessa. I deputati sottolineano la necessità di consolidare i legami con nazioni che condividono i valori fondamentali dell’Unione.

Un contributo al futuro della difesa europea

Il documento, che rappresenta il punto di vista del Parlamento in vista del “libro bianco” sulla difesa europea – atteso la prossima settimana dalla Commissione e dall’Alto Rappresentante – chiede iniziative concrete per introdurre “sforzi rivoluzionari” e strategie paragonabili a quelle adottate in tempi di conflitto.

“ReArm Europe”: un piano per il rilancio militare

I deputati appoggiano con convinzione il progetto “ReArm Europe” avanzato dalla Commissione, proponendo l’emissione di obbligazioni europee per finanziare investimenti militari di ampia portata. Inoltre, suggeriscono di utilizzare i fondi residui dei “coronabond” per potenziare questo piano.

Nel testo si invita anche la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) a svolgere un ruolo più incisivo nel settore della difesa, eliminando le limitazioni attuali al finanziamento di progetti militari e valutando l’emissione di debito mirato a tale scopo.

Un’UE più forte per la pace e la stabilità

Per garantire pace e sicurezza nel continente, l’UE deve non solo sostenere l’Ucraina, ma anche accrescere la propria resilienza, affermano i parlamentari. La risoluzione descrive l’attuale situazione come “la più grave minaccia militare all’integrità territoriale europea dalla fine della Guerra Fredda”. Si esortano gli Stati membri, insieme ai partner globali e agli alleati NATO, a rimuovere ogni restrizione sull’impiego delle armi occidentali fornite all’Ucraina contro obiettivi militari in Russia.

La Russia, con il supporto di Bielorussia, Cina, Corea del Nord e Iran, è indicata come “la principale minaccia, diretta e indiretta, per la sicurezza dell’UE”. I deputati esprimono preoccupazione per le recenti posizioni dell’amministrazione Trump, che alimentano dubbi sull’impegno degli Stati Uniti verso la NATO e la sicurezza europea. Nel testo si condanna inoltre con forza ogni intimidazione degli USA nei confronti della Groenlandia.

Superare la frammentazione nella difesa

Il Parlamento denuncia la natura ancora troppo limitata e frammentata degli sforzi difensivi europei, chiedendo un’accelerazione nei risultati attraverso investimenti in ambito militare, industriale, tecnologico e dell’intelligence.

Pronti a ogni scenario

La risoluzione evidenzia l’urgenza di decisioni rapide in caso di conflitti o crisi di sicurezza su larga scala. Pur riconoscendo il valore della cooperazione con la NATO, i deputati spingono per un pilastro europeo autonomo e operativo all’interno dell’Alleanza, capace di agire indipendentemente quando necessario.

L’UE dovrebbe puntare a una visione condivisa per l’industria della difesa, basata su una “preferenza europea” a lungo termine, senza compromettere la prontezza militare. Si propone anche di istituire un Consiglio dei ministri della difesa e di passare al voto a maggioranza qualificata per le decisioni in materia di sicurezza, salvo per le operazioni militari con mandato esecutivo.

Investimenti: la chiave per il successo

Il Parlamento conclude avvertendo che senza un incremento significativo delle risorse finanziarie, gli obiettivi di sicurezza dell’UE – dal sostegno all’Ucraina al rafforzamento della difesa comune – resteranno irraggiungibili.