A gennaio l’inflazione in Italia sale a +1,5% da 1,3% di dicembre scorso. Confermata la stima
A gennaio 2025, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,6% rispetto a dicembre 2024 e dell’1,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Questo dato, che conferma le stime preliminari, segna un’accelerazione rispetto al +1,3% di dicembre 2024. Ma cosa sta guidando questa crescita? E quali sono i settori più colpiti?
La spinta dei beni energetici
Il principale motore dell’aumento tendenziale dell’inflazione è stato l’impennata dei prezzi dei beni energetici regolamentati, che sono passati da un +12,7% a un sorprendente +27,5% su base annua. Anche i beni energetici non regolamentati hanno contribuito, con una flessione meno marcata (da -4,2% a -3,0%). A questi si aggiunge una leggera accelerazione dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, saliti dal +3,1% al +3,3%. Tuttavia, questi rialzi sono stati parzialmente bilanciati dalla decelerazione dei servizi relativi ai trasporti, scesi dal +3,6% al +2,5%.
Inflazione di fondo stabile
L’inflazione di fondo, che esclude i beni energetici e gli alimentari freschi, è rimasta stabile a +1,8%, mentre quella calcolata senza i soli beni energetici è cresciuta leggermente, passando da +1,7% a +1,8%. Questo indica che, al netto delle componenti più volatili, la pressione inflazionistica resta contenuta.
Differenze tra beni e servizi
Analizzando i dati, emerge un’accelerazione dei prezzi dei beni (da +0,2% a +0,7%), mentre i servizi mantengono una dinamica stabile a +2,6%. Di conseguenza, il divario tra l’inflazione dei servizi e quella dei beni si è ridotto, passando da +2,4 a +1,9 punti percentuali. Tra i beni, i prezzi dei prodotti alimentari, per la cura della casa e della persona si
mantengono stabili a +1,7%, mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (come carburanti, alimentari e altri beni di uso quotidiano) registrano un aumento più marcato, passando dal +1,7% al +2,0%.
L’andamento congiunturale di gennaio
Su base mensile, l’aumento dello 0,6% dell’indice generale è stato trainato principalmente dai beni energetici regolamentati (+14,2%) e, in misura minore, da quelli non regolamentati (+2,7%). Anche gli alimentari lavorati e non lavorati hanno contribuito, entrambi con un +0,9%, seguiti dai beni durevoli (+0,6%) e da alcune categorie di servizi come quelli relativi all’abitazione, ricreativi, culturali e per la cura della persona, e vari (tutti a +0,4%). Un freno all’aumento congiunturale è arrivato invece dalla diminuzione dei prezzi dei servizi di trasporto, che hanno segnato un calo del 2,3%, probabilmente influenzato da dinamiche stagionali.
Inflazione acquisita per il 2025
Guardando al futuro, l’inflazione acquisita per il 2025 – ossia il tasso che si avrebbe se i prezzi restassero invariati fino a fine anno – si attesta a +0,9% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo. Questo dato suggerisce una traiettoria moderata per l’inflazione nei prossimi mesi, salvo ulteriori shock esterni.
L’indice armonizzato (IPCA) e i saldi invernali
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che segue criteri europei, mostra una dinamica diversa: a gennaio è diminuito dello 0,8% su base mensile, un calo spiegato dall’avvio dei saldi invernali di abbigliamento e calzature, non considerati nell’indice NIC. Tuttavia, su base annua, l’IPCA è cresciuto dell’1,7%, accelerando rispetto al +1,4% di dicembre 2024, confermando anch’esso la stima preliminare.
In sintesi, l’inflazione di gennaio 2025 riflette una forte pressione dai costi energetici, in particolare quelli regolamentati, mentre altri settori mostrano una dinamica più stabile o in lieve crescita. Se da un lato l’accelerazione tendenziale dell’1,5% annuo segnala un aumento della pressione sui prezzi, dall’altro la stabilità dell’inflazione di fondo e il calo congiunturale di alcune categorie, come i trasporti, suggeriscono che il fenomeno resta sotto controllo, almeno per il momento. Resta da vedere come evolveranno i prezzi nei prossimi mesi, soprattutto in un contesto globale che potrebbe riservare nuove sorprese sul fronte energetico.
L’Indice dei Prezzi al Consumo (CPI-U) negli Stati Uniti ha registrato un aumento dello 0,5% su base destagionalizzata a gennaio 2025, in accelerazione rispetto allo 0,4% di dicembre. Su base annua, l’inflazione si attesta al 3,0%, in lieve rialzo rispetto al 2,9% registrato nei dodici mesi precedenti. Questo di gennaio 2025 è il quarto aumento consecutivo da settembre 2024
I principali fattori dell’aumento dei prezzi
L’aumento dei prezzi a gennaio è stato trainato principalmente dal settore abitativo e dall’energia, due componenti chiave dell’indice che hanno inciso fortemente sulla spesa dei consumatori.
Settore abitativo (+0,4%): il costo degli affitti e delle abitazioni continua a rappresentare una delle voci più rilevanti dell’inflazione, contribuendo per circa il 30% all’incremento complessivo dell’indice.
Energia (+1,1%): il rialzo dei prezzi dell’energia è stato guidato da un aumento del 1,8% del costo della benzina.
Alimentari (+0,4%): il settore alimentare ha mostrato un incremento moderato, con una crescita dello 0,5% per il cibo acquistato per il consumo domestico e dello 0,2% per i pasti fuori casa.
Dinamiche settoriali: cosa è aumentato e cosa è sceso di prezzo?
Oltre ai settori principali, altri comparti hanno registrato variazioni significative.
📈 Settori in crescita:
✅ Assicurazioni auto
✅ Tempo libero e intrattenimento
✅ Veicoli usati
✅ Assistenza sanitaria
✅ Comunicazioni
✅ Tariffe aeree
📉 Settori in calo:
❌ Abbigliamento
❌ Cura personale
❌ Mobili e articoli per la casa
Analisi dell’inflazione su base annua
Negli ultimi dodici mesi, il tasso di inflazione complessivo ha raggiunto il 3,0%, segnando un leggero aumento rispetto al 2,9% di dicembre.
Se analizziamo i principali comparti:
L’inflazione core, ovvero l’indice escluso il cibo e l’energia, è aumentata del 3,3% su base annua.
Il settore energetico ha registrato un rialzo dell’1,0% nell’ultimo anno.
Il settore alimentare è cresciuto del 2,5% rispetto a gennaio 2024.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
L’aumento dell’inflazione di gennaio potrebbe influenzare le decisioni della Federal Reserve, che monitora attentamente l’andamento dei prezzi prima di modificare la politica monetaria. Sebbene il dato annuo resti vicino al target del 2% fissato dalla banca centrale, il rialzo mensile potrebbe spingere la Fed a mantenere un atteggiamento prudente sulle prossime mosse sui tassi di interesse.
L’inflazione negli USA continua a mostrare una tendenza di moderato rialzo, sostenuta dai costi abitativi e dall’energia. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se questa accelerazione si stabilizzerà o se sarà necessaria una risposta più decisa da parte delle autorità monetarie.
Paniere ISTAT 2025: quali prodotti entrano e come si calcola l’inflazione
Ogni anno l’ISTAT aggiorna la composizione del paniere di riferimento utilizzato per monitorare i prezzi al consumo, introducendo nuove voci e adeguando i criteri di rilevazione dell’inflazione in Italia. Questo processo tiene conto delle variazioni nelle abitudini di spesa delle famiglie, delle nuove classificazioni di prodotti e servizi, e delle esigenze di una misurazione sempre più accurata del costo della vita.
Paniere Istat 2025
Quanti e quali prodotti sono inclusi nel paniere ISTAT 2025?
Nel paniere 2025, impiegato per calcolare l’indice NIC (che rappresenta l’intera popolazione nazionale) e il FOI (che riguarda le famiglie di operai e impiegati), figurano 1.923 prodotti elementari, suddivisi in 1.046 categorie di prodotti e successivamente in 424 macro-aggregati.
Per quanto riguarda l’indice IPCA (l’indicatore armonizzato a livello europeo), il paniere comprende 1.944 prodotti elementari, organizzati in 1.065 categorie e 428 aggregati. Rispetto al 2024, si registra un lieve incremento del numero di prodotti inclusi, a conferma di un sistema di rilevazione sempre più dettagliato e rappresentativo dei consumi reali.
Nuovi prodotti nel paniere 2025
L’ISTAT ha incluso nuovi beni e servizi per migliorare la rappresentatività del paniere, riflettendo i cambiamenti nei consumi degli italiani. Tra i nuovi ingressi troviamo:
Speck da banco
Pantaloncini da donna
Lampade da soffitto
Topper per materassi
Camere d’aria per biciclette
Spazzole tergicristalli
Cono gelato
Questi aggiornamenti rispecchiano le evoluzioni del mercato e le preferenze d’acquisto delle famiglie italiane, consentendo un monitoraggio più preciso dell’andamento dei prezzi al consumo.
Come vengono raccolti i dati sui prezzi?
Per stimare l’indice dei prezzi al consumo, l’ISTAT utilizza diversi metodi di rilevazione:
Scanner data: circa 33 milioni di quotazioni mensili raccolte dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), relative a beni di largo consumo.
Indagini territoriali: oltre 388mila prezzi rilevati dagli Uffici comunali di statistica (UCS).
Dati fornitori: circa 237mila prezzi raccolti direttamente dall’ISTAT o tramite fornitori esterni.
Prezzi carburanti: circa 214mila quotazioni estratte dalla banca dati del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Canoni di affitto: circa 1,5 milioni di rilevazioni sui contratti di locazione di abitazioni private.
Quanti comuni partecipano alla rilevazione ISTAT?
Nel 2025, 80 comuni (coprendo l’84% della popolazione italiana) contribuiscono alla rilevazione completa dei prezzi, mentre altri 10 comuni (coprendo un ulteriore 5,1% della popolazione) si occupano solo di tariffe e servizi locali.
Complessivamente, oltre 45mila punti vendita, imprese e istituzioni partecipano alla raccolta dati, insieme a 2.900 abitazioni per il monitoraggio dei canoni d’affitto.
Tecniche di rilevazione dei prezzi: tradizionali e digitali
49,4% del paniere NIC è rilevato attraverso tecniche di indagine dirette.
25,8% dei prezzi viene raccolto tramite web scraping o acquisito da grandi fornitori di dati.
Scanner data GDO: coprono il 13,4% del paniere NIC, analizzando un campione di 4.250 punti vendita appartenenti a 19 grandi gruppi della distribuzione.
L’aggiornamento del paniere ISTAT rappresenta un elemento chiave per monitorare con precisione l’inflazione e il costo della vita in Italia, fornendo dati affidabili per le politiche economiche e il potere d’acquisto delle famiglie.
Inflazione rispetto a dicembre scorso in diminuzione dello 0,3%
L’inflazione in area euro raggiunge, secondo le stime Eurostat il valore più alto dopo quello di Luglio 2024 quando era al 2,6%. Quello di gennaio è il quarto aumento da settembre 2024 quando l’inflazione era a 1,7%.
Inflazione annua e mensile Euro Area – settembre 2024 – gennaio 2025(stima)
N
Periodi
Inflazione
annua
Inflazione
mensile
1
Settembre-2023 Settembre-2024
1,7%
-0,1%
2
Ottobre-2023 Ottobre-2024
2,0%
0,3%
3
Novembre-2023 Novembre-2024
2,2%
-0,3%
4
Dicembre-2023 Dicembre-2024
2,4%
0,4%
5
Gennaio-2024 Gennaio 2025 (stima)
2,5%
-0,3%
Quello che fa ben sperare è la diminuzione mensile rispetto a dicembre 2024 con -0,3%. L’aumento rispetto all’anno precedente è stato guidato da una forte accelerazione dei costi energetici (1,8% contro lo 0,1% di dicembre).
Nel frattempo, come precisa Eurostat nel comunicato, l’inflazione per i beni industriali non energetici è rimasta stabile allo 0,5%, mentre gli aumenti dei prezzi sono rallentati sia per i servizi (3,9% contro il 4,0%) sia per cibo, alcol e tabacco (2,3% contro il 2,6%).
Il tasso di inflazione di fondo, che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, è rimasto invariato al 2,7% per il quinto mese consecutivo, leggermente al di sopra delle previsioni di mercato del 2,6% ma comunque al suo livello più basso dall’inizio del 2022.
l tasso di inflazione annuale nell’area dell’euro ha accelerato per il terzo mese consecutivo al 2,4% a dicembre 2024, il tasso più alto da luglio, rispetto al 2,2% di novembre e in linea con le aspettative, hanno mostrato stime preliminari. Qui i dati ufficiali
Questo aumento di fine anno era ampiamente previsto a causa degli effetti base, poiché i bruschi cali dei prezzi dell’energia dell’anno scorso non sono più considerati nei tassi annuali.
I prezzi dell’energia sono aumentati per la prima volta da luglio (0,1% contro -2% a novembre) e l’inflazione è accelerata per i servizi (4% contro 3,9%).
D’altro canto, l’inflazione si è stabilizzata per cibo, alcol e tabacco (2,7%) e si è attenuata per i beni industriali non energetici (0,5% contro 0,6%). Considerando le maggiori economie del blocco, l’inflazione è aumentata in Germania (2,8% contro 2,4%), Francia (1,8% contro 1,7%) e Spagna (2,8% contro 2,4%) ma ha rallentato in Italia (1,4% contro 1,5%). Nel frattempo, l’inflazione di fondo, che esclude i prezzi di energia, cibo, alcol e tabacco, si è stabilizzata al 2,7%. La BCE prevede che l’inflazione tornerà all’obiettivo del 2% entro la fine dell’anno.
Vedremo la BCE a fine dicembre cosa deciderà circa i tassi di interesse.
Nel mese di settembre 2024, l’Indice dei Prezzi al Consumo per tutti i consumatori urbani (CPI-U) negli Stati Uniti è aumentato dello 0,2% su base destagionalizzata, mantenendo lo stesso tasso di crescita registrato nei mesi di agosto e luglio. Negli ultimi 12 mesi, l’indice complessivo è aumentato del 2,4%, il tasso più basso dal febbraio 2021.
L’indice per l’alloggio è cresciuto dello 0,2%, mentre l’indice per il cibo è aumentato dello 0,4%, rappresentando insieme oltre il 75% dell’aumento mensile complessivo. In particolare, l’indice per il cibo a casa è salito dello 0,4%, mentre il cibo fuori casa ha visto un aumento dello 0,3%. Tuttavia, l’indice dell’energia ha registrato un calo dell’1,9%, dopo una diminuzione dello 0,8% il mese precedente.
Escludendo cibo ed energia, l’indice è aumentato dello 0,3%, con aumenti nei settori abitativi, assicurazioni per veicoli, assistenza sanitaria, abbigliamento e tariffe aeree. Al contrario, i settori ricreativo e delle comunicazioni hanno visto una diminuzione.
Nel complesso, l’inflazione annuale del 2,4% indica una moderazione significativa, segnalando un miglioramento rispetto ai livelli più elevati osservati negli ultimi anni. Tuttavia, settori come l’alloggio e il cibo continuano a esercitare pressioni inflazionistiche, anche se contenute. Il calo dei prezzi energetici e la riduzione generale dell’inflazione rappresentano elementi positivi, ma la situazione rimane complessa, soprattutto per quanto riguarda l’inflazione “core” (al netto di cibo ed energia), che è ancora al 3,3%.
Giudizio
La situazione appare moderatamente positiva. Il calo dell’inflazione complessiva e dei prezzi dell’energia è un buon segnale per l’economia, ma l’aumento costante dei costi di beni essenziali come l’alloggio e il cibo può continuare a pesare sui consumatori. La riduzione dell’inflazione annuale è certamente un progresso, ma è necessario monitorare attentamente l’evoluzione dei prezzi dei beni di prima necessità.
Ora si attende la mossa della FED che potrebbe vedere al ribasso i tassi di interesse
Inflazione in calo a settembre 2024 da 2,2% di agosto a 1,8% di settembre
Secondo la stima Eurostat l’inflazione annuale nell’area dell’euro dovrebbe attestarsi all’1,8% a settembre 2024, in calo rispetto al 2,2% di agosto.
Considerando le principali componenti dell’inflazione nell’area dell’euro, si prevede che i servizi registreranno il tasso annuo più elevato a settembre (4,0%, rispetto al 4,1% di agosto), seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (2,4%, rispetto al 2,3% di agosto), beni industriali non energetici (0,4%, stabile rispetto ad agosto) ed energia (-6,0%, rispetto al -3,0% di agosto).
Il valore 1,8% è il più basso da maggio 2021 quando l’inflazione era uguale a 2,0%.
I dati dell’inflazione annua in Area Euro da gennaio 2023
L’inflazione annua nell’area dell’euro è scesa al 2,2% ad agosto 2024, in calo rispetto al 2,6% di luglio. Un anno prima, il tasso era del 5,2%.
Grafico inflazione Area Euro Gennaio 2021 – Agosto 2024
Per trovare un valore così basso bisogna tornare indietro fino a luglio 2021 quando il valore era 2,2%. Da allora fu una salita repentina fino a toccare il massimo a ottobre 2022 con 10,6%
Ad agosto 2024, il contributo maggiore al tasso di inflazione annua dell’area dell’euro è arrivato dai servizi (+1,88 punti percentuali), seguiti da alimenti, alcol e tabacco (+0,46 pp), beni industriali non energetici (+0,11 pp) ed energia (-0,29 pp).
Tabella Inflazione annua e mensile Euro Area – Giugno 2021 – Agosto 2024
I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Lituania (0,8%), Lettonia (0,9%), Irlanda, Slovenia e Finlandia (tutti all’1,1%). I tassi annuali più alti sono stati registrati in Romania (5,3%), Belgio (4,3%) e Polonia (4,0%). Rispetto a luglio 2024, l’inflazione annua è diminuita in venti Stati membri, è rimasta stabile in uno ed è aumentata in sei.
Negli ultimi due decenni, l’andamento dei prezzi della benzina e del gasolio ha avuto un ruolo determinante nell’influenzare i livelli di inflazione, con effetti a catena che si ripercuotono su vari aspetti dell’economia, inclusi i tassi di interesse stabiliti dalle banche centrali.
Prezzi medi mensili del Gasolio Autotrazione, della Benzina fino a Settembre 2024 confrontati con Inflazione in Italia e Inflazione USA (fino a luglio 2024)
Analizzando i dati dal 2005 al 2024, possiamo osservare come il costo dei carburanti abbia avuto un impatto significativo sull’inflazione in Italia e negli Stati Uniti, creando pressioni sui governi e sulle banche centrali per intervenire sui tassi di interesse.
L’influenza diretta dei prezzi della benzina sull’inflazione
I dati mostrano una forte correlazione tra l’aumento dei prezzi dei carburanti e i livelli di inflazione. Il costo del carburante incide direttamente sui prezzi di produzione e distribuzione di beni e servizi, alimentando un incremento generale dei prezzi al consumo. In periodi di forte aumento dei costi della benzina, come nel 2022, l’inflazione ha subito un’accelerazione notevole, raggiungendo un’inflazione media annua dell’8,1% in Italia.
Quando il prezzo della benzina aumenta, anche il costo del trasporto dei beni sale, portando a un rialzo nei prezzi di molti prodotti essenziali. Questo effetto si amplifica in settori come l’agroalimentare e il manifatturiero, dove la logistica rappresenta una quota significativa dei costi. L’Italia, con la sua forte dipendenza dalle importazioni di petrolio, è particolarmente vulnerabile a queste dinamiche.
Il ruolo dell’inflazione sui tassi di interesse
Con l’aumento dell’inflazione dovuto alla crescita dei prezzi del carburante, le banche centrali sono spesso costrette a intervenire per mantenere la stabilità economica. L’inflazione, infatti, erode il potere d’acquisto delle famiglie e riduce la capacità di spesa delle imprese, minacciando la crescita economica a lungo termine.
L’aumento dei tassi di interesse ha due obiettivi principali:
Ridurre la domanda: Tassi più alti rendono il credito più costoso, rallentando così la domanda di beni e servizi.
Contenere l’inflazione: Con una domanda più bassa, l’inflazione tende a scendere, poiché le pressioni sui prezzi si riducono.
Un ciclo difficile da interrompere
L’interazione tra l’inflazione indotta dai prezzi dei carburanti e i tassi di interesse crea un ciclo difficile da rompere. Quando il prezzo della benzina aumenta, l’inflazione accelera, costringendo le banche centrali a intervenire con tassi di interesse più alti. Tuttavia, tassi di interesse elevati possono avere effetti negativi sull’economia, rallentando la crescita e incrementando il costo del debito per famiglie e imprese.
Nel 2022, la combinazione di inflazione alta e tassi in crescita ha posto un’enorme pressione sui bilanci familiari, specialmente in settori come quello dell’energia e dei trasporti. Nonostante i tassi di interesse siano stati alzati per rallentare l’inflazione, i costi dei carburanti e dell’energia sono rimasti alti per un lungo periodo, aggravando ulteriormente la situazione.
Prospettive future: segnali di ottimismo
Guardando al 2024, ci sono buone notizie sul fronte dei prezzi dei carburanti e dell’inflazione. La possibile decisione della Banca Centrale Europea di ridurre i tassi di interesse, passando dal 4,25% al 4%, dopo una precedente riduzione dal 4,5%, è un segnale chiaro che le pressioni inflazionistiche stanno diminuendo. Questo cambiamento di politica monetaria riflette un miglioramento delle condizioni economiche generali, con un calo significativo dell’inflazione sia in Italia che negli Stati Uniti.
I prezzi della benzina, pur rimanendo sotto attenta osservazione, sembrano aver trovato una certa stabilità rispetto ai picchi del 2022. Inoltre, la discesa dell’inflazione in entrambe le sponde dell’Atlantico lascia sperare in un allentamento delle politiche restrittive e un ritorno a un’economia più bilanciata. Questo contesto favorisce un clima di maggiore fiducia per i consumatori e le imprese, che potrebbero beneficiare di una riduzione del costo del denaro e di un’economia in ripresa.
Conclusione
In definitiva, il prezzo della benzina ha un’influenza diretta sull’inflazione, che a sua volta costringe le banche centrali a intervenire sui tassi di interesse. Questo ciclo, alimentato da shock esterni e dalla domanda di carburante, continuerà a influenzare l’economia globale nei prossimi anni. Un monitoraggio costante del mercato energetico sarà essenziale per prevedere eventuali futuri rialzi dei tassi e per capire come la politica monetaria risponderà a queste sfide.
L’inflazione annuale nell’Area Euro ha mostrato un calo significativo negli ultimi mesi, raggiungendo il livello più basso degli ultimi tre anni ad agosto 2024:
A maggio 2024, l’inflazione annuale nell’Area Euro era al 2,4%, stabile rispetto al mese precedente.
A gennaio 2024, l’inflazione annuale era scesa al 2,8%, in calo rispetto al 2,9% di dicembre 2023 e notevolmente inferiore all’8,6% dello stesso periodo dell’anno precedente..
Questo calo dell’inflazione indica che i prezzi al consumo stanno aumentando più lentamente rispetto al passato, sebbene siano ancora in crescita. Si ricorda che l’inflazione negativa, o deflazione, si verifica invece quando i prezzi scendono in un’economia.
Principali componenti dell’inflazione
Guardando alle principali componenti dell’inflazione nell’Area Euro ad agosto 2024:
I servizi hanno registrato il tasso annuo più alto al 4,2%, seguiti da alimentari, alcol e tabacco al 2,4%.
L’energia ha segnato un -3%, in netto calo rispetto all’1,2% di luglio.
Escludendo le componenti volatili come l’energia e i generi alimentari, l’inflazione di fondo è scesa leggermente al 2,8% su base annua ad agosto, raggiungendo il livello più basso da aprile 2024.
Prospettive future sull’inflazione
Le ultime stime dello staff dell’Eurosistema prevedono che l’inflazione complessiva nell’Area Euro sarà in media del 2,5% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026.Tuttavia, l’inflazione interna rimane elevata al 4,4%, in gran parte a causa delle persistenti pressioni sui prezzi nel settore dei servizi.
La politica monetaria della BCE dovrà procedere con gradualità e cautela per affrontare queste sfide. La riunione del Consiglio Direttivo della Bce per il prossimo 12 settembre dovrebbe confermare le attese di un secondo taglio dei tassi di interesse.
Il dato ufficiale sull’inflazione di agosto 2024 verrà comunicato da Eurostat con i dati completi il 18 settembre 2024.
Ora la parola alla Federal Reserve. Ci si Aspetta un calo dei tassi
Inflazione US da Gennaio 2022 a Giugno 2024
Il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è sceso per il terzo mese consecutivo al 3% a giugno 2024, il livello più basso da giugno 2023, rispetto al 3,3% di maggio scorso e al di sotto delle previsioni comunicate dall’ufficio di statistica che erano del 3,1%. La media annua dell’inflazione US, dopo il dato di Giugno si attesta al 3,2%, lo scorso anno a Giugno la media era del 4,9 per cento.
I costi energetici sono aumentati a un ritmo più lento (1% contro 3,7%), a causa della benzina (-2,5% contro 2,2%) e dell’olio combustibile (0,8% contro 3,6%), mentre il servizio di gas di pubblica utilità (3,7% contro 0,2%) ha accelerato.
Prezzi in diminuzione anche per l’alloggio (5,2% contro 5,4%) e i trasporti (9,4% contro 10,5%) e si è stabilizzata per l’abbigliamento (0,8%).
Continua la discesa dei veicoli nuovi (-0,9% contro -0,8%) e per le auto e i camion usati (-10,1% contro -9,3%).
Aumenta l’inflazione alimentare che sale al 2,2% dal 2,1%.
Rispetto a maggio, l’indice dei prezzi al consumo è sceso inaspettatamente dello 0,1%, il primo calo da maggio 2020, dopo una lettura piatta e rispetto alle aspettative di un aumento dello 0,1%. Nel frattempo, anche l’inflazione di base annuale è rallentata al 3,3%, un nuovo minimo da aprile 2021, dal 3,4% di maggio e prevede che rimarrà stabile. Il tasso mensile è sceso allo 0,1% dallo 0,2%, al di sotto delle aspettative dello 0,2%.
Ora la parola passa alla banca centrale americana (Federal Reserve). I mercati si aspettano un calo dei tassi di interesse.
L’Istat Stima che a giugno 2024 l’inflazione aumenta dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua, come nel mese precedente.
Inflazione annua Italia da Gennaio 2020 a Giugno 2024(stima)
Rallentano i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +0,4%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,3% a +4,0%) e dei Beni durevoli (la cui flessione si amplia da -0,7% a -1,1%);
Si attenua ancora la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -13,5% a -10,3%) e accelerano quelli dei regolamentati (da +0,7% a +3,6%) e dei Beni alimentari lavorati (da +1,8% a +2,2%).
A giugno l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile al +2,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera lievemente (da +2,0% a +1,9%).
La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni, pur restando negativa, registra una leggera risalita (da -0,9% a -0,6%) mentre quella dei servizi è in lieve decelerazione (da +2,9% a +2,8%).
Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si porta quindi a 3,4 punti percentuali (dai +3,8 di maggio).
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +1,8% a +1,4%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,5% a +2,1%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+2,3%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei Beni alimentari lavorati (+0,5%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,0%), dei Beni energetici non regolamentati (-0,9%) e dei Beni durevoli (-0,4%).
L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,9% per la componente di fondo.
In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 0,2% su base mensile e dello 0,9% su base annua (da +0,8% del mese precedente).
Inflazione rispetto al mese precedente (aprile 2024) +0,2%.
La stabilizzazione del ritmo di crescita grazie al venir meno delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari lavorati (+1,8% da +2,5% di aprile) e di alcune tipologie di servizi (di trasporto e relativi all’abitazione), i cui effetti compensano l’affievolirsi delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore energetico, dove i prezzi mostrano un profilo tendenziale in netta risalita, pur restando su valori ampiamente negativi (-11,6% da -12,1%).
Eurostat stima che l’inflazione annua dell’area euro dovrebbe attestarsi al 2,6% a maggio 2024, in aumento rispetto al 2,4% di aprile.
Grafico inflazione Area Euro Maggio 2024(stima)
I servizi registreranno il tasso annuo più elevato a maggio (4,1%, rispetto al 3,7% di aprile), seguiti da alimentari, alcol e tabacco (2,6%, rispetto al 2,8% di aprile). ), beni industriali non energetici (0,8%, contro 0,9% di aprile) ed energia (0,3%, contro -0,6% di aprile).
Sebbene l’inflazione complessiva sia aumentata a maggio, gli esperti hanno previsto fluttuazioni del tasso nei prossimi mesi a causa degli effetti di base del mercato energetico.
L’Istat stima che l’inflazione a maggio si mantiene allo stesso livello di aprile con lo 0,8%
Con un aumento dello 0,2 per cento su base mensile, lo scorso mese l’aumento mensile era stato dello 0,1%, l’inflazione in Italia resta stabile.
Grafico – Andamento inflazione Italia da gennaio 2019 a maggio 2024(stima)
La stabilizzazione del ritmo di crescita si deve principalmente al venir meno delle tensioni sui prezzi dei Beni alimentari lavorati (+2,1% da +2,5% di aprile) e di alcune tipologie di servizi (di trasporto e relativi all’abitazione), i cui effetti compensano l’affievolirsi delle spinte deflazionistiche provenienti dal settore energetico, dove i prezzi mostrano un profilo tendenziale in netta risalita, pur restando su valori ampiamente negativi (-11,7% da -12,1% del mese precedente).
La dinamica su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” continua la sua discesa (+2,0% da +2,3%), come anche l’inflazione di fondo, che si attesta al +2,0% (da +2,1%).